Può essere dolorosa tanto quanto la sofferenza fisica. Purtroppo, nel caso dei problemi psicologici, abbiamo più remore a rivolgerci ad uno specialista, perché dobbiamo esporre la nostra parte più intima, emozioni e sentimenti, e la nostra storia.
Tuttavia, come il dolore fisico, anche il dolore emozionale può essere alleviato, o meglio deve essere alleviato perché tutti hanno il diritto di vivere la propria vita il più sereni possibile, liberi dai lacci del passato. Tutti hanno il diritto di stare bene.
La seduta di psicoterapia o sostegno psicologico è uno spazio sicuro in cui potete esprimervi senza paura o vergogna, e in cui vi è garantita la massima riservatezza e professionalità. Non è comparabile al sostegno che potete ottenere dalla condividere con un’amica o amico i vostri problemi perché di fronte a voi ci sarà un professionista che è in grado di comprendere i vostri problemi senza che si abbiano interferenze legate al suo assetto personale: è per questo motivo che ritengo indispensabile che il terapeuta abbia fatto, come me, un’analisi personale di lunga durata.
“Il nostro bambino a casa parla tranquillamente, anche troppo, ma poi con gli estranei e anche a scuola con le maestre si blocca e rimane muto, nonostante le nostre sollecitazioni”
Il mutismo selettivo è sostanzialmente un disturbo d’ansia che si caratterizza per l’incapacità di esprimersi verbalmente a scuola o in presenza di estranei. Questo può interferire pesantemente
con la qualità di vita del bambino, esponendolo costantemente a situazione nelle quali c’è un’aspettativa ambientale forte (ad esempio io mi aspetto che tu saluti e rispondi alle mie domande) che il bambino non può soddisfare e comporta per il bambino una forte sofferenza. A volte il rifiuto di parlare si accompagna ad atteggiamenti di evitamento attivo di situazioni sociali, o ad atteggiamenti come il nascondersi, coprirsi il viso e simili. E’ un disturbo la cui incidenza negli ultimi anni sta aumentando e che si manifesta maggiormente nelle bambine Ma da cosa può dipendere? Come si è detto il fattore principale è l’ansia, non è un comportamento di opposizione o sfida. Le cause responsabili non sono a tutt’oggi del tutto chiare tranne l’associazione a un forte stato di ansia al quale sicuramente contribuiscono fattori sociali ed educativi .Una valutazione diagnostica è indispensabile soprattutto per escludere che questo sintomo non sia espressione di un disturbo dello spettro autistico. La terapia più efficace sembra essere la cognitivo-comportamentale, ma molto c’è ancora da scoprire su questo disturbo.
Il Prof. Vicari, Neuropsichiatra infantile e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù, denuncia una crescita del 60% del fenomeno dell’autolesionismo in bambini e adolescenti, specie dopo la pandemia. Questo è un dato che tutti i Servizi di Psicologia e Neuropsichiatria infantile stanno registrando in Italia: siamo al 40%, cioè quasi un ragazzo su due compie atti autolesionistici. E come è noto l’autolesionismo è uno dei principali fattori di rischio del suicidio. È’ molto più frequente nelle ragazze. perché le ragazze, rispetto ai ragazzi, usano più il loro corpo come “bersaglio” di un disagio, basti pensare all’anoressia. I tagli esprimono un disagio e un dolore che non trova espressione, un sopprimere il dolore emotivo con il dolore fisico.
Purtroppo, non è facile da individuare: i ragazzi tendono infatti a nascondere cicatrici e ferite con l’abbigliamento. Ma i genitori possono comunque cogliere segnali come cambiamenti importanti nelle abitudini quotidiane e nel rendimento scolastico: questo implica ovviamente essere presenti in modo costante nella vita dei figli, con un dialogo quotidiano profondo e spirito di osservazione e ascolto interessato.
In questi casi rivolgersi allo specialista in tempi brevi è essenziale.
Accade frequentemente che una coppia attraversi momenti di crisi e conflitto, a volte così gravi da condurre ad una separazione o a un divorzio.
Per poter fare scelte che hanno ricadute notevoli sulla propria vita, sarebbe consigliabile che la coppia si rivolga in tempo allo psicologo, per avere un terreno neutro in cui confrontarsi ,cercare di comunicare correttamente le proprie aspettative e desideri ,esprimere le proprie emozioni e poterle rielaborare. Scegliere un modo nuovo di stare insieme, imparando a confrontarsi senza distruggere, a comunicare senza ferire ,a comprendere e ad essere compreso. Oppure scegliere di non stare più insieme, ma effettuando questa scelta in modo consapevole ed equilibrato.
Certamente la sfera della sessualità ed affettività è importantissima in una coppia e si può migliorare imparando a comunicare diversamente con il proprio corpo e il corpo dell’altro, esplorando le proprie paure e i propri tabù.
La terapia di coppia è rivolta ovviamente a tutti i tipi di coppia, etero o LGBT Q+
Il concetto di identità di genere si è molto evoluto e la distinzione binaria tra maschile e femminile è stata superata da un universo ormai molto variegato. Sempre più persone esprimono un’identità al di fuori delle categorie tradizionali. Cisgender, transgender, genderfluid, genderqueer, neutrois sono tutti nuovi termini che ci aiutano a capire quante diverse possibilità di identità sessuale ci siano.
Lo psicologo gioca un ruolo fondamentale nell’accompagnare individui e famiglie nella comprensione e accettazione di una identità di genere diversa da quella biologica. Soprattutto durante il percorso di transizione, il supporto psicologico è indispensabile per affrontare i problemi legati al cambiamento, ma anche in tutte le difficoltà che si possono incontrare nella gestione dei rapporti lavorativi e personali. Affermare la propria unicità è l’obbiettivo di qualsiasi terapia.
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